Pubblicati da Lele Viola

Tecnogoverno

Una delle peggiori disgrazie del terzo millennio sono i cosiddetti “esperti”.
Non parlo, naturalmente, di chi ha davvero fatto esperienza di qualcosa, con la fatica e l’impegno di testa e di mani, pagandone sovente il prezzo in termini di sforzo e di sofferenza. Mi riferisco ai tanti esperti con troppi titoli accademici e nessuna consuetudine con la pratica che vanno in giro lautamente pagati a far danni e in molti casi sono un vero e proprio flagello.

Attesa

L’uomo vive di attesa. Quando si smette di attendere è veramente la fine (o l’inizio, se lo guardiamo dall’altra parte).
Si attende il diploma, la laurea, il concorso, la scuola e la fine della scuola.
Si attende il lavoro e poi la fine del lavoro, che di questi tempi non arriva mai.

Piccole grandi cose

In questo tribolato inizio di terzo millennio riesco a trovare grande consolazione solo nelle piccole cose. I grandi eventi li sopporto sempre meno e hanno addirittura per me un effetto depressivo. Mi stupisce e mi rallegra, invece, vedere come ogni volta si ripeta il miracolo del granello di senape e della misura di lievito e come  piccole iniziative apparentemente trascurabili sappiano scovare in sé forze di crescita insospettate capaci di generare movimenti efficaci e produrre risultati insperati.

Bisogno di compagnia.

Non so se Dio esista: benedirò, a suo tempo, la morte che mi toglierà anche quest’ultima curiosità.
In ogni caso ci tengo, fin d’ora, a ringraziarlo per la compagnia che mi ha fatto (o forse che ci siamo fatti, visto che anche Lui sembra soffrire, come capita a me, di una forma di solitudine inguaribile, aggravata sovente dall’affollamento).

Alpitour

“No Alpitour? Ahi, ahi, ahi!”: i più vecchi ricorderanno certamente la fortunata pubblicità che molti anni fa ha contribuito a fare della società cuneese il maggior tour operator italiano.
Lo slogan adesso assume i toni di una tragica beffa per i trecento dipendenti cuneesi del gruppo. Martedì scorso, una mail dal tono dimesso e colloquiale li ha avvisati che il loro futuro prossimo sarebbe cambiato all’improvviso, facendosi cupo e incerto. Le prime parole erano quasi affettuose: “caro collega”, ma il seguito era una vera e propria coltellata: cancellazione della sede di Cuneo e conseguente trasferimento coatto a Torino. Una sorta di deportazione, camuffata nei diversi comunicati dai soliti giri di parole falsamente rassicuranti: miglioramento, efficacia, opportunità, sviluppo…

Stangata d’agosto

Le stangate, da quando posso ricordare, arrivano sempre d’agosto.
Mettere le mani nelle tasche degli italiani, evidentemente, è più facile quando sono in costume da bagno o in bermuda, con la testa distratta e surriscaldata e l’ansia di cancellare stanchezza e frustrazioni accumulate nell’intero anno in pochi giorni di sudata vacanza.
Ma la stangata di ferragosto 2011 ha qualcosa di diverso e di molto più preoccupante rispetto a quelle che l’hanno preceduta.  
E non solo per impatto e dimensioni.

Buoni motivi

Ci sono davvero molti buoni motivi per andare a votare ai referendum: dai trecento ai quattrocento milioni, a seconda delle stime. E’ la cifra che ci costerà la discutibile scelta dell’esecutivo di separarli dalle votazioni amministrative, costringendo molta parte dell’Italia al doppio o triplo impegno elettorale. Scelta passata per un solo voto e dettata dall’unico scopo di boicottare i quesiti referendari e impedire il raggiungimento del fatidico quorum.

Custode del diritto

Sul manifesto che ne annunciava la morte, accanto al nome,  non c’erano titoli accademici o professionali, ma una qualifica molto più significativa e profonda: “cultore del diritto”. Per definire un uomo, per raccontare una vita non bastano certo le parole: ci vogliono i sorrisi, gli slanci, la rabbia, il coraggio, la stanchezza, l’ostinazione, la generosità. Ma quella breve frase è un buon riassunto: ha molto di tutto questo.
Perché cultore del diritto vuol dire custode delle parole – dell’importanza delle parole – e operatore di giustizia.

Breve dizionario d’inglese corrente

L’inglese è entrato nelle nostre vite, ma io non sono mai riuscito a farlo entrare nella mia testa. E dire che ci ho provato a più riprese, fin da piccolo, seguendo con diligenza corsi e lezioni di vario tipo. Si tratta, credo, di un blocco psicologico che mi impedisce di pronunciare con scioltezza nomi scritti in modo così diverso da come si leggono da rendere incerta la corrispondenza fra fonetica e grafia.
Ma, visto che la legge di Liebig consiglia di concentrare i propri sforzi proprio nel settore di maggior debolezza, cercherò di affrontare parole inglesi entrate di recente con prepotenza o in modo subdolo nella nostra vita quotidiana.

Ricordo di Giancarlo

Se non avessi smesso da tempo di credere al caso e al binomio fortuna-sfortuna, lo definirei un incontro imprevisto dettato da casualità e buona sorte.
Lo considero, invece, uno di quei regali inaspettati che ti fa la vita, da tenere in gran conto e di cui ringraziare.