I Catasti antichi nelle valli Grana e Stura
Lo studio dei Catasti conservati negli archivi è un’importantissima fonte di conoscenza del territorio, della storia, dell’agricoltura.
Questi documenti ci danno notizie non solo sulla proprietà fondiaria, ma anche sul tipo di società, sulla distribuzione della ricchezza, sulle strutture sociali, religiose e caritative, sui toponimi, sulle unità di misura, perfino sugli eventi meteorologici e climatici.
Oltre alla loro importanza per le informazioni che ci forniscono in svariati settori, i Catasti sabaudi sono spesso anche testi di pregevole fattura, quando non vere e proprie opere d’arte, ricche di abbellimenti, scritte con grafia elaborata e rilegate con cura. Fare “la misura del territorio” era un costo considerevole per le Comunità, che poi non lesinavano nella spesa per il supporto materiale cartaceo, per le copertine in cuoio o pelle, per le decorazioni.
In una società agricola, un Catasto efficiente e aggiornato era anche la base per una tassazione equa, proporzionale al valore della proprietà fondiaria.
I Catasti cinquecenteschi e seicenteschi sono descrittivi (senza mappa), ordinati per possessore (sovente per nome anziché per cognome) e censiscono solo una frazione del territorio, escludendo i beni comuni. Dalla metà del Settecento ci sono spesso Catasti geometrici particellari con belle mappe che comprendono tutto il territorio comunale.